Oggi voglio condividere con voi un tema attuale e importante: la perdita di risorse in azienda, spesso talenti e con ruoli chiave.

Spesso viene sottovalutato o semplicemente dimenticato ma la realtà è che le aziende vengono spesso sconvolte, in termini anche emotivi, quando un bravo dipendente decide di andarsene.

Solitamente è l’azienda che fa il buono e il cattivo tempo, decidendo per contratti aberranti, sfruttamento sull’orario, dequalificando e assolutamente “dando per scontato” i collaboratori. Quando, però, il coltello dalla parte del manico passa al lavoratore… beh, allora è tutta altra storia!

I rapporti di lavoro, talvolta, si chiudono con porte sbattute, malumori e spesso risentimento verso la persona che se ne va.

Tutto il lavoro svolto, l’impegno, la professionalità e quei “bravo” ai raggiungimenti di un obiettivo (mai seguiti da un riconoscimento economico o sostanziale) vengono bellamente – passetemi il termine – “buttati nel cesso”.

In quel frangente sei la persona avida e menefreghista che non sta “facendo il bene dell’azienda” e, anzi, osa abbandonare tutto alla ricerca di chi sa quale fortuna.

La realtà dei fatti, però, è che le persone se ne vanno perchè non hanno trovato soddisfatti i loro bisogni psicologici fondamentali:

– riconoscimento delle proprie capacità, delle proprie competenze, dei successi ottenuti, del valore aggiunto

– autonomia nello svolgimento della propria attività, senza controlli pressanti o mancanza di organizzazione, direttive

– senso di appartenenza, mancata condivisione della visione e della Mission aziendale. Sentirsi, quindi perennemente esclusi od estranei da quello che dovrebbe essere, invece, un obiettivo comune.

La perdita di talenti e persone chiave in azienda ha un costo molto più alto dell’aver riconosciuto, in tempi non sospetti, quanto sopra. L’azienda pensa che siano sostituibili e che, certamente, andrà avanti comunque e, in un certo senso, tutto questo è vero ma quel talento, quella persona valida, non potrà mai essere sostituita nella sua completezza professionale e umana.
Anzi, probabilmente, l’azienda dovrà investire denaro e tempo nell’assunzione di una o più persone che possano ricoprire quel ruolo.

Allora, mi chiedo, ne vale davvero la pena trascurare gli aspetti umani e, perchè no, anche economici al lavoro?

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