Finalmente l’ho fatto. Seduta alla mia scrivania che mi ha accompagnato per 12 lunghi anni, ancora tremolante, tiro un sospiro di sollievo.

Non mi è mai capitato di dovermi dimettere, come non mi è mai capitato di essere stata licenziata.
All’inizio del mio percorso universitario, infatti, ho iniziato fin da subito la mia esperienza in questa Azienda, prima come impiegata amministrativa, poi commerciale ed infine Social Media Manager.
Una scalata verso il successo, penserete.
In realtà è stata una scala a pioli mancanti. Tanto impegno, tanta fatica, per ottenere sempre molto poco.
Così, è arrivato il momento di fare un cambiamento per una nuova carriera e una nuova sfida.
Inizialmente l’euforia ha preso il sopravvento, poi un gelo e un terrore si sono fatti avanti: “come si danno le dimissioni volontarie?
L’aspetto pratico è stato prontamente risolto da un soggetto abilitato (patronato, organizzazione sindacale ecc) della mia città, le procedure sono molto semplici:
1) verificare con il soggetto abilitato i tempi di preavviso stabiliti dal proprio CCNL;
2) le dimissioni vanno effettuate online, autonomamente (attraverso il servizio online dedicato ) oppure rivolgendosi sempre ad un ente abilitato  (nel mio caso specifico, ho deciso di affidarmi alla CGIL). Le dimissioni sono immediate, una volta indicate le date di preavviso, la comunicazione arriva diretta all’INPS e al datore di lavoro, tramite PEC (ricordate di avercela quando effettuerete le dimissioni!).
Niente di più semplice, davvero.
C’è però un aspetto che è molto più importante e che, psicologicamente vi influenzerà prima, durante e dopo le dimissioni volontarie“Come comunico al datore di lavoro che mi dimetto?”
Premessa
Ogni azienda è sé. Non è un consiglio banale ma una semplice realtà: ci sono aziende a conduzione famigliare, altre talmente ampie che non si conosce perfettamente “chi è il capo”, ma c’è una regola che vige per tutti i casi: onestà e correttezza.
Vediamo insieme delle semplici regole per dimettersi volontariamente, senza rimorsi né rimpianti ma soprattutto lasciando un ottimo ricordo di sé.
1) trovare il momento giusto
Esiste davvero?
Esistono dei tempi stabiliti per Legge dai Contratti Nazionali del Lavoro: i preavvisi. Ogni CCNL ed ogni ruolo prevedono delle tempistiche differenti, pertanto prima di tutto, sarà necessario informarsi (potete farlo direttamente qui ).
Una volta scoperti i tempi, puoi passare al quando. 
Quando è corretto comunicare al datore di lavoro che mi dimetto?
La risposta è semplicemente una: farlo secondo i tempi di contratto oppure, molto tempo prima, in modo da non lasciare il tuo datore “in braghe di tela”, a dover cercare un tuo sostituto. Non sempre il preavviso a largo anticipo vi gioverà, nel mio caso ha semplicemente creato malumore più del dovuto ma col senno di poi…
2) Tienilo per te
Ammetto che personalmente non è stato facile, ho mantenuto il segreto per i giorni richiesti dal titolare poi, avendo solo una collega, mi sono sentita in dovere di comunicarlo.
Sarebbe comunque bene segnalarlo solo al datore di lavoro che, con i suoi dovuti tempi, dovrà a sua volta farlo sapere al resto dell’azienda.
3) porta a termine il tuo lavoro
Che tu sia davvero stanco di stare in quella azienda oppure non ti interessi più nulla, è sempre importante proseguire il proprio lavoro in maniera professionale. Portare a termine i propri compiti e fare il famosissimo passaggio di consegne è doveroso, indipendentemente dai rapporti che intercorrono tra te e l’azienda.
4) lettera di dimissioni: si o no.
La risposta è: dipende. Non è richiesta, tendenzialmente in aziende piccole come era la mia, è sufficiente dare le dimissioni verbalmente ma sei fai parte di una grande realtà oppure pensi che per iscritto tu sia più bravo e forte nell’esprimerti: fallo!
La lettera dovrà essere formale, garbata e amichevole. E’ importante esaltare i punti di forza e di crescita in quella che, fino ad oggi, ti ha permesso di lavorare. Ringrazia sempre, a prescindere da tutto. E ricorda: se te ne stai andando è perché la tua vita professionale non ti soddisfaceva, pertanto: non sentirti in colpa!

2 commenti su “Il coraggio di dare le dimissioni”

  • Con il termine rinuncia, viene definito l’atto unilaterale con il quale un lavoratore subordinato informa la societ della sua intenzione di interrompere il rapporto di lavoro prima della naturale scadenza del contratto.A differenza del licenziamento, le dimissioni potrebbero non essere motivate. Tuttavia, per essere riconosciuti come disoccupati e aventi diritto a Naspi, necessario che le dimissioni siano motivate da una giusta causa.Gli unici obblighi per il dipendente che intende dimettersi, quindi, sono:dare avviso alla societ in conformit con i termini indicati dal CCNL pertinente;presentare le dimissioni onlinePertanto, le dimissioni immediate non sono possibili, poich ci sono dei processi che devono essere osservati in base al ruolo e alla durata del servizio. Per coloro che non lo fanno, prevista una detrazione salariale pari al salario previsto nei giorni di mancato preavviso.Le motivazioni che possono dar luogo alle dimissioni per una giusta causa di un dipendente sono pi di una, quindi nei prossimi passi, le analizzeremo in dettaglio.

    • Pienamente d’accordo, nel mio post ho voluto dare le indicazioni generali su come dare le dimissioni senza entrare nello specifico della NASPI e/o nei vari limiti dei CCNL poiché, ognuno di essi è a sé e va consultato dal singolo lavoratore.
      Grazie molte per il tuo contributo!
      Ciao
      Alessia

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